Tim Schenken: “ Nel 1972 abbiamo vinto tutto, il morale alle stelle ed il team era solo Prosciutto di Parma e Lambrusco”.
“Ferrari era innamorato della piccola sport che gli avevo abbozzato partendo dal progetto della 312B a motore 3 litri derivato dalla F1 e pretese che fosse pronta per il Gennaio del 1971. Il regolamento in vigore dal 1972 (che aboliva i mostri da 5 litri ndr), gli sembrava molto interessante”.
Parole dell'Ingegner Mauro Forghieri che indicano l'avvio del progetto di una delle rosse più vincenti di sempre, la sport prototipo 312PB, dove P stava appunto per prototipo, e dove la B ad indicare il motore 12 cilindri boxer, fu aggiunta dalla stampa per non creare fraintendimenti con la monoposto di F1 312B.
Il nuovo regolamento sport prototipi del 1972, oltre ad un incremento del peso minimo a 650kg, imponeva l'uso dei motori 3 litri e a Maranello tale motore era bello che pronto, bastava infatti basarsi su quello utilizzato in F1.
Forghieri, dal suo libro 30 anni di Ferrari e oltre ricorda: “ Ero intrigato dal progetto 312PB, perchè mai si era vista una sport prototipo dal motore piatto con baricentro basso e molto simile ad una F1 più che ad una macchina a ruote coperte”.
La squadra che lavorò sul progetto, capitanata da Forghieri, era composta da Rocchi e Jacoponi impegnati sul motore per far si che durasse nelle gare endurance e rendere le parti meccaniche più accessibili in caso di guasto ed interventi in gara. Marelli e Caliri al telaio ed aerodinamica, con soluzioni come la sospensione posteriore ed il cambio a 5 marce ispirati dalla monoposto. Busi era all'organizzazione generale.
Una vettura nata in fretta e furia, pronta prima del Natale 70 a far seguito appunto alle volontà del Drake, e spedita a Kyalami per i primi test. Test che non iniziarono bene. Fu riscontrato infatti un difetto di progettazione al serbatoio dell'olio che nelle curve veloci faceva oscillare la pressione del liquido. La cosa, a distanza di un continente dall'officina di Maranello, in terra Sudafricana, fu risolta in modo oldschool, con una latta di passata di pomodoro, tagliata e modellata in un nuovo serbatoio che funzionò e permise di continuare poi coi test senza intoppi
Il 1971 per il prototipo rosso resta un anno di transizione e di test in gara. Ricordato purtroppo per il terribile e tragico incidente che ci ha portato via Ignazio Giunti alla 1000 km di Buenos Aires.
Ma è la stagione 1972, quella che ancora oggi, a 50 anni giusti giusti, ci fa ripensare a quella vettura, ai suoi piloti, tra i quali il nostro Clay, e al fatto che vinse tutte le gare del mondiale marche grazie anche all'organizzazione dello svizzero Peter Schetty, campione europeo della montagna fresco di ritiro dalle corse, che gestiva i prototipi in pista. 6 vetture per 3 coppie di piloti, il che voleva dire che ogni coppia aveva a disposizione due prototipi, una vera e propria armata.
Alfa, Lola, Porsche 908/3 private, le principali avversarie. Vetture però con motori troppo pesanti ed assetati, o sottosviluppati come il Cosworth della Lola, che non tengono il passo con il propulsore di Maranello. La francese Matra invece, si concentrò solo su Le Mans.
24 ore francese del 1972 che invece non corse la rossa di Maranello. Mancavano le garanzie di portare a termine la corsa con il motore da 440 cv depotenziato dalla configurazione F1 anche se girava 1500 giri in meno delle proprie capacità.
La 312PB ci proverà nel 1973 a vincere la 24 ore di Le Mans, ma Merzario e Pace arriveranno secondi e quella sarà l'ultima volta di un prototipo ufficiale a Maranello. Anche nel campionato la rossa dovette cedere il passo alla Matra. Il Drake, convinto a concentrarsi solo sulla F1, abbandona le gare di durata ed i prototipi.
Ma noi ci concentreremo su quel fantastico 1972 e le 10 fantastiche vittorie su 10 gare con l'aggiunta anche di due extra campionato come ciliegine sulla torta mondiale.
Riccardo Turcato