LONG BEACH 1976 - IL DOMINIO DI CLAY BACIATO DAL SOLE CALIFORNIANO
“Conosci il percorso di Long Beach?”
“ No. Non vi abbiamo mai gareggiato. Sarà una novità per tutti. Quindi partiremo… alla pari.”
“Come la mettiamo con il campionato mondiale? Dovresti puntare al titolo, a meno che tu non voglia lasciare vincere il tuo compagno di squadra”
“Che scherziamo? Lo debbo lasciare a Lauda? Io cercherò di vincere. Anche a costo di strappare il titolo al mio compagno di squadra. Solo alla fine se Niki sarà in vantaggio non mi risparmierò per farlo vincere. Il necessario è che vinca la Ferrari. Sia Lauda o Regazzoni. La Ferrari è il mio ambiente, mi sento a casa mia…”
Sono le parole di Clay Regazzoni rilasciate a RADIO MODENA in un tardo pomeriggio dopo alcuni test in pista a Fiorano poco prima della partenza per Long Beach. La Montecarlo a stelle e strisce per la F1. Un nuovissimo tracciato cittadino, tra le strade della città californiana sulla costa ovest, attende il grande Circus. Una novità assoluta che ha richiesto agli organizzatori americani oltre un anno di preparativi.
Tre voli charter per trasportare monoposto, materiale, personale e giornalisti dall'Europa alla costa sull'Oceano Pacifico.
Il tracciato, ideato da Dan Gurney, era delineato da 2 mila muri di cemento lunghi 4 metri con 25 mila pneumatici e 1600 bidoni d'olio pieni di sabbia, posizionati a protezione in caso di uscita di pista, reti alte 3 metri per proteggere i 91.500 posti a sedere. Lungo la pista, nei punti meno visibili, per agevolare i commissari di percorso, anche semafori per ripetere il colore delle bandiere in caso di necessità. Il tutto ovviamente abbinato a chi, come a Montecarlo, poteva assistere al Gran Premio dai grattacieli tutti attorno. Altra grande “pensata” dell'organizzatore, Chris Pook, fu inoltre quella di aprire il palazzetto dello sport la sera, dove tutti i team lavorano alle vetture con i tifosi liberi di entrare ed osservare da vicino le monoposto.
La linea di partenza si trovava su Ocean Boulevard. Da un lato i box, dall'altro oltre i muretti, negozi, palme e cinema a luci rosse a far da contrasto alla livrea di Alex Ribeiro inneggiante a Gesù Cristo. Pochi metri dopo, il tracciato svolta a destra ad angolo retto in una delle curve, la Cook’s, da seconda marcia, che era tra le più particolari e complessa del mondiale. Si scendeva in discesa, su Linden Avenue, dove le ruote anteriori spesso si staccavano dal suolo. Un tratto velocissimo, in mezzo alle tribune, portava al primo tornantino da prima marcia, il gasometro, che immetteva nel rettilineo Shoreline Drive. Una lunga infinita piega destra, con sullo sfondo la nave da crociera Queen Mary, da fare ad acceleratore a tavoletta. Buttando dentro via via tutte le marce, fino ad un altro tornantino da prima, quello di Queen’s Harpin, che riportava le monoposto nella parte più guidata del tracciato su Pine Avenue, fino a risalire verso Ocean Drive.
4980 metri da percorrere per 80 giri, con le sue ripartenze quasi da zero fuori dai tornantini. Long Beach era un tracciato favorevole a chi aveva trazione e cavalli a spingere dietro la schiena.
Clay Regazzoni doma in maniera impeccabile la 312T durante le qualifiche. Con solo 20 vetture ammesse nel toboga americano, Clay ottiene la Pole position in 1’23”09 davanti a Patrick Depailler su Tyrrell, James Hunt su McLaren ed il compagno di scuderia Niki Lauda.
Per la rossa è la prima pole del 1976.
“Niki gira troppo sui cordoli. Vedi le gomme bianche? Le mie non sono così. Se domani non si rompe niente , vinco io. Questo è il mio circuito”. Disse Regazzoni al fido Giulio Borsari.
Un mondiale nato benissimo per Maranello che con Lauda aveva già ottenuto due successi nei precedenti gran premi. La monoposto era superiore rispetto alle avversarie in tutto, motore, telaio e meccanica.
La domenica le immagini che arrivano dalla Tv sono totalmente sgranate, quasi in bianco e nero, dal colore sbiadito. Ma in realtà lungo il tracciato baciato dal sole californiano c'è tutto l'entusiasmo ed il calore per
questa corsa. Ci saranno però meno spettatori del previsto. Proprio a causa del Gran Premio in tv, molti americani hanno preferito vederselo da casa.
Ore 13:15. Allo spegnimento dei semafori Clay si lascia tutti dietro e va in testa. Non mollerà più la prima posizione per tutto il pomeriggio, dietro di lui un trenino con Hunt e Depailler a battagliare, forse anche troppo. Infatti al quarto giro Hunt vede Depailler entrare largo al tornantino che immette su Shoreline Drive. Si butta dentro, i due si toccano, ma ad avere la peggio è Hunt che finisce fuori pista. La cosa è degna di nota perché nel giro successivo la Tv per una frazione di secondo inquadrerà Hunt, che, sceso dalla monoposto, resta lungo pista ad inveire contro Patrick Depailler. Era già successo l'anno prima tra i due la stessa cosa, a Montecarlo, ma stavolta James andrà perfino a fine gara in conferenza stampa contro il francese della Tyrrell, minacciandolo di buttarlo fuori la gara successiva. Purtroppo per James Hunt, riportata la McLaren M23 ai box, i meccanici si accorsero che la monoposto, tranne un problema al musetto, non aveva nulla e ripartì appena messa in moto.
Forse James non era in grande forma, appena lasciato dalla moglie che aveva trovato in Richard Burton un nuovo amore, aveva altri pensieri.
Clay vede come i telespettatori James Hunt a bordo pista, ma continua imperterrito nella sua cavalcata. Dietro di lui, senza DRS, (bei vecchi tempi), Mass, Laffite e Jarier lottano alla grande sorpassandosi su Shoreline Drive. Laffite in grande rimonta dalle ultime posizioni, dopo essere stato urtato al via da Watson, sarà grande protagonista della gara, portando i primi punti della storia alla Ligier. Lauda risalirà fino al secondo posto, davanti a Depailler in crisi coi freni. Al comando Regazzoni, ottenuto anche il giro più veloce in gara, vincerà con 42 secondi di vantaggio su Niki Lauda. L’austriaco, rallentato da una vibrazione al cambio, non è mai stato in grado di impensierire Clay.
“Se mi lasciano questa macchina vinco io il titolo 76”. Dichiara un felicissimo Clay a fine gara dando un titolo da copertina ai giornalisti presenti. Leggendo tra le righe del libro di Giulio Borsari infatti si capisce come certa stampa, secondo lui, in quel periodo aveva già messo Clay tra i rincalzi. Questa macchina, citata da Clay, era riferita al fatto che il telaio con cui vinse a Long Beach era già stato di Lauda, mentre il motore, non era più potente come qualcuno si prodigò malignamente a dire. Aveva la solita differenza di potenza da una o l'altra unità di 5cv.
Sempre parole di Borsari, che ricorda: “ Quando spiegai queste cose ai giornalisti, era presente anche Clay che ne era divertito”.
Dopo Long Beach, il Circus tornerà a fare tappa in Europa, a Jarama. Tornando all'intervista radiofonica iniziale, c'è un altro spunto interessante che Clay regala ai radioascoltatori:
“ La macchina nuova (la T2 ndr) sarà senz'altro efficientissima. Debutterà nel Gp di Spagna, come era stato fissato perchè cambieranno i regolamenti”.
E di questo parleremo sempre qui, prossimamente.
Dal Gp di Spagna 1976, cambieranno infatti i regolamenti tecnici in F1, a stagione già iniziata, per motivi di sicurezza ed altro che scopriremo assieme.
La vittoria di Clay a Long Beach fu l'ultima prima di una grande rivoluzione in F1 che porterà le auto ad essere completamente diverse alla vista degli appassionati
Riccardo Turcato